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L’Agro Pontino è il risultato di una drastica opera di trasformazione del paesaggio operata dalla “Grande Bonifica” negli anni ’20 del secolo scorso.

Sebbene la matrice agricola, permeata dal reticolo idrografico dei canali di bonifica, caratterizzi ancora il paesaggio locale, uno sviluppo urbano irrazionale e la progressiva intensivizzazione e industrializzazione dell’agricoltura hanno provocato una diffusa perdita di naturalità e biodiversità dell’ecosistema nel suo complesso. Le condizioni di degrado ambientale riscontrate nella zona sono riconosciute tra le più critiche a livello regionale, in particolare per quanto riguarda l’inquinamento dei corpi idrici superficiali.

Le acque inquinate dei canali, se utilizzate a scopo irriguo, possono nuocere alle coltivazioni e, di conseguenza, alla salute dei consumatori. Anche se non vengono utilizzate, provocano indirettamente uno spreco della risorsa stessa, perché rendono necessaria la realizzazione di pozzi per l’approvvigionamento di acqua pulita; ciò è causa inoltre di altri fenomeni come l’avanzamento del cuneo salino e la subsidenza dei terreni.

L’inquinamento può anche danneggiare gli ecosistemi tutelati all’interno delle aree protette presenti nella zona (in particolare il sistema dei laghi costieri) e provocare la contaminazione della falda.

L’incremento degli insediamenti urbani e industriali, la modificazione dei sistemi di produzione agricola, e un’utilizzazione poco rispettosa dei caratteri morfologici e naturali del contesto hanno prodotto una crescente artificiosità del paesaggio, provocandone la perdita di funzionalità e di diversità ecologica.

L’Agro Pontino rappresenta dunque, sotto il profilo della naturalità, un “punto di minimo” rispetto al contesto regionale, con le due eccezioni del Parco Nazionale del Circeo e della Riserva Forestale di Nettuno.